mercoledì 16 maggio 2012

AIRFLOWS - Press Release



AIRFLOWS

Una rarefazione cromatica polverosa, smagliata, un annebbiamento grumoso, a volte sfilacciato, che si risolve in un intervallo di addensamenti dalle tonalità soffuse: sono condensazioni e flussi d’aria, spirali casuali in cui la materia flottante, a volte educata in flussi ordinati, in correnti ascensionali vorticose, mescola leggerissimi pigmenti cipriati, polverosi, con un andamento naturale e tricotico.
La materia striata costituita di filati incapsulati in pastosi smalti, emersa come uno stiacciato pittorico, diventa una crosta ondulata in cui il pigmento diluito, acquoso, trova un letto in cui cristallizzarsi divenendo l’impronta di un passaggio, quello del colore che si dipana tra le fibre, altamente estetizzante.
La rappresentazione dell’assenza, quella dell’aria, che pur essendo elemento caratterizzante del mondo reale diventa qui, inevitabilmente, soggetto dell’irreale, rappresentazione dell’invisibile, regala  una forma percettiva che attinge dal movimento la sua attitudine di flusso. Slanci formati in cui il colore leggerissimo, come un soprano leggero, tesse con la voce una scala in ascesa in cui le note e la voce si impennano, saltellando le une sulle altre, con una sonorità corrusca, libera di svolazzare e perdersi come una civetta. L’immagine dell’aria brilla nei trilli finali, nello sforzo iniziale che ha la forza della preparazione al salto, del tallone alzato da terra, in un continuo salire e scendere che non è un vacillare ma un muoversi sui flussi per cavalcarne sempre di più alti in una vertigine data dalla veloce ascesa.
L’immaginazione si muove, si libra in un soffio portato verso l’alto, il sogno nutre l’immaginazione nelle tinte frizzanti del rosa polvere, del verde ossido, del turchese, dell’ametista mescolata ai colori della corniola, i suoi elementi reconditi, e li porta in alto nel cielo. L’azzurro del cielo è il canto della sirena per l’aria come la piccola tela per le soluzioni diafane di colore… esso è tanto più arioso tanto più impallidisce, stemperandosi in una tela sottile, diafana, sospesa su di una volta turchese.
Un pantone marezzato immenso in cui l’occhio si perde: come in un oceano ci si ritrova ineluttabilmente alla deriva. Che nulla venga a complicare il cielo azzurro: né il ramo, ne l’allodola perché la vista di un cielo profondo è una cerimonia nuziale fra sentimento e vista.
Nasce il sentimento del cielo azzurro, ed in questa pangea turchese, grigia, di un paglierino singolare, infinito, non c’è evento, non c’è scossa, non c’é storia.

Schimera Antonio